I 5 riti dell’eterna giovinezza

Ragazzo che esegue esercizio fisico da terra
  1. Rito n°1
  2. Rito n°2
  3. Rito n°3
  4. Rito n°4
  5. Rito n°5
  6. Considerazioni finali

L’antico popolo dei Lama, monaci tibetani di cui vi abbiamo già accennato nell’articolo precedente, ha portato fino a noi il segreto dell’eterna giovinezza.

A differenza degli occidentali infatti, generalmente portati a una dimensione “materialista” della vita, essi hanno compreso che la legge di natura (invecchiamento, deterioramento) altro non è che illusione, che diventa realtà quando gli permettiamo di maturare dentro di noi.

Lo strumento che abbiamo per risvegliarci da questa illusione, è l’esecuzione quotidiana di 5 riti unita a una respirazione profonda e ritmica, come i Lama ci insegnano. In questo modo oltre a risvegliarci ”contribuiamo a elevare la coscienza dell’umanità intera”(Kelder), quindi l’impatto che provochiamo è addirittura maggiore dei benefici fisici.

Vediamo come svolgerli al meglio.

1 – Rito n°1

Il primo rito si effettua per accelerare la velocità dei vortici di energia presenti nel corpo. Consiste nel ruotare in senso orario, stando in piedi con le braccia allargate e le palme rivolte a terra, fino a che non si avverte un leggero capogiro.

Nota bene: Il numero di ripetizioni va definito in base al sentire della persona. La perdita di equilibrio, si avverte quasi subito nei principianti, che possono sedersi o sdraiarsi per riprendersi.

Consiglio: Stabilire un punto fermo e cercare di tenerlo a fuoco il più possibile mentre si ruota è una buona pratica per sentirsi meno storditi.

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2 – Rito n°2

Per rafforzare ulteriormente la stimolazione dei vortici, si esegue il secondo rito. Sdraiati a terra supini con le braccia lungo i fianchi, inspirando si porta il mento al petto e contemporaneamente si sollevano le gambe (tese), portandole idealmente verso la testa. Si espira tornando al punto di partenza e rilassando i muscoli.

Nota bene: Alcune persone non riescono a svolgere l’esercizio senza piegare le gambe: non è un problema, praticando costantemente si riuscirà a stenderle con facilità.

Consiglio: Durante lo svolgimento di questo ma anche degli altri riti si dovrebbe utilizzare sempre un tappetino sufficientemente spesso per isolare il corpo da terra e non causare dolore alle ossa.

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3 – Rito n°3

Per svolgere il terzo rito, dalla posizione supina si passa a quella in ginocchio: il corpo rimane eretto e durante l’inspirazione con le mani appoggiate sui glutei, si inarca la spina dorsale inclinando il capo all’indietro, si espira poi ritornando al punto iniziale.

Consiglio: Praticare questo rito a occhi chiusi elimina le distrazioni e aiuta a concentrarsi sul respiro. Più aria si introduce nei polmoni, meglio è.

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4 – Rito n°4

Il quarto rito consiste nel formare una sorta di ponte, trattenendo il respiro mentre si tendono i muscoli ed espirando quando si torna giù.

Per effettuarlo al meglio si inizia con gambe tese e piedi alla distanza delle spalle, mento piegato sul petto. Senza spostarsi, il collo si inarca dolcemente all’indietro e spingendo sui palmi si solleva il corpo andando a piegare le gambe e creare con il busto una linea perpendicolare al pavimento.

Nota bene: Questo rito può sembrare più impegnativo degli altri. È importante però ricordare che anche non riuscendo a sollevarsi da terra da subito, tempo e costanza porteranno i loro frutti.

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5 – Rito n°5

I riti hanno un fine specifico, che come abbiamo visto è quello di normalizzare i vortici, ma possono anche migliorare il tono muscolare, come nel caso del quinto rito. Si esegue rivolgendo il corpo al pavimento. Partendo con le braccia dritte e schiena inarcata all’indietro, si sale poi con il bacino piegandosi all’altezza dei fianchi e formando una V a testa in giù. A questo punto si spinge il mento sul petto, si espira e poi si ricomincia daccapo.

Nota bene: Durante lo svolgimento la distanza tra mani e piedi deve essere uguale all’ampiezza delle spalle.

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6 – Considerazioni finali

Ogni rito ha una sua importanza e funziona solo se viene effettuato in sequenza con gli altri quattro. Una volta iniziato il percorso di pratica, è bene aumentare di settimana in settimana il numero di ripetizioni. Per iniziare si può partire da 3 ripetizioni al giorno e aggiungerne 2 a ogni settimana successiva.

Possibile che il segreto dell’eterna giovinezza sia racchiuso in cinque pratiche così facilmente riassumibili? Ebbene sì, a patto che si rispetti il proprio corpo e non si perda mai di vista l’obiettivo. Il percorso di ringiovanimento incomincia dal credere che l’unica differenza tra gioventù e vecchiaia sia la velocità alla quale girano i vortici.

Normalizzando quel ritmo tutto ciò che è vecchio tornerà a essere nuovo!

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Francesca Ruggiero

2 commenti su “I 5 riti dell’eterna giovinezza

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